La vicenda delle Officine ferroviarie veronesi è rappresentativa della decadenza avvenuta nel nostro Paese e a Verona.
Il commissario, informando il giudice che il debito che pesa sulle Ofv è superiore ai 90milioni di euro, fa capire chiaramente che nell’azienda della famiglia Biasi si è smesso da anni di investire. Da anni si è, infatti, ritenuto che il manifatturiero, che rappresenta il lavoro per oltre duecento persone, sia meno remunerativo delle speculazioni finanziarie. La stessa cosa già accaduta qualche anno addietro alle fonderie Biasi, quelle che producevano caldaie, nella struttura che ora nemmeno l’Ikea sarebbe più intenzionata ad acquistare.
È però giusto che si sappia che all’interno delle fonderie Biasi, come all’Ofv, sono morte molte persone a causa di lavorazioni in presenza di amianto. Questi lavoratori hanno dato letteralmente la vita per le aziende della famiglia Biasi, morendoci. E per riconoscimento la famiglia Biasi ha lasciato prima la fonderia e poi le Ofv ad un binario morto.
Senza investimenti le aziende manifatturiere chiudono e chi se ne importa se, per scelte le finanziarie della famiglia Biasi, centinaia di persone e famiglie perdono il posto di lavoro.
Credo serva una buona corazza per poter sopportare questo peso sulla coscienza.
Che la famiglia Biasi si penta, finché è ancora in tempo.
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